
“La
moschea
sarà
al
centro
della
città”.
E’
questo
lo
slogan
che
una
parte
dei
bengalesi,
numerosissimi
a
Venezia
specie
in
terraferma
a
Mestre,
ha
scelto
per
avere
un
luogo
di
culto.
Il ‘manifesto’
è
di
un
Imam
che
appoggia
un’associazione,
Ittihad,
il
cui
rappresentante
Abdullah
Samrat,
su
Fb,
ha
associato
la
figura
dei
politici,
ed
il
riferimento
è
al
sindaco
Luigi
Brugnaro,
all’immagine
di
un
maiale
in
giacca
e
cravatta.
“Noi,
gente
comune
guardiamo
dal
maiale
al
politico,
dal
politico
al
maiale
e
ancora
dal
maiale
al
politico
–
scrive
Samrat
che
cita
Orwell
identificando
il
maiale
del
romanzo “La
fattoria
degli
animali”
al
politico
–
ma
già
è
impossibile
per
noi
distinguere
fra
i
due”.
“Non
lasciamoci
più
ingannare.
Non
è
l’Occidente
ad
essere
marcio
in
sé:
sono
marci
i
suoi
vertici
–
prosegue
-.
Non
è
la
civiltà
a
essere
corrotta,
ma
chi
la
guida
da
troppo
tempo
nel
buio
dell’ipocrisia.
La
vera
rinascita
comincia
quando
la
verità
torna
ad
avere
più
valore
del
potere.
E
per
questo,
oggi
più
che
mai,
smascherare
l’ipocrisia
della
classe
dominante
non
è
solo
un
dovere
morale:
è
un
atto
di
resistenza”.
A
Mestre
non
mancano
le
moschee,
molte
sono
state
aperte
e
poi
chiuse
per
mancanza
dei
requisiti
di
idoneità
e
sicurezza.
Altre,
invece,
per
motivi
economici
con
contratti
onerosi
o
scaduti.
Ma
ci
sono
e
sono
frequentate
regolarmente
senza
problemi
in
varie
zone
della
città.
Il
problema
pare
essere
che
ogni
gruppo
bengalese,
a
seconda
della
località
di
provenienza,
vorrebbe
il
proprio
luogo
di
preghiera
o
non
viene
ammesso
da
quello
di
altri.
La
diatriba
scoppiata
ora
nasce
dal
fatto
che
Ittihad,
sotto
l’egida
di
centro
culturale,
aveva
aperto
una
moschea
negli
spazi
di
un
ex
supermercato
tra
condomini
e
abitazioni
con
i
residenti
che
lamentavano
la
sua
presenza
per
il
disturbo
alla
quiete.
Ne
è
scaturita
una
battaglia
che
tra
apertura
e
chiusure,
ha
portato
dal
Tar
fino
al
Consiglio
di
Stato,
al
blocco
di
ogni
attività.
Il
Comune
ha
risposto,
nel
recente
passato,
rendendosi
disponibile
a
trovare
uno
spazio
idoneo
così
come
fa
in
occasione
della
fine
del
ramadan
dando
spazi
di
preghiera
e
festa
nei
parchi
cittadini.
Poi
la
pesante
protesta
sui
social
che
oggi
si
è
trasformata
anche
in
una
piccola
manifestazione
nel ‘Quartiere
Piave’,
quello
davanti
alla
stazione
ferroviaria
di
Mestre
noto
per
spaccio
e
degrado,
che
ha
portato
gli
aderenti
di
Ittihad
proprio
davanti
alla
loro
sede
ora
chiusa.
Un
gesto
che
il
gruppo
è
pronto
a
reiterare
ogni
venerdì,
pregando
in
strada,
finche
non
avrà
la
propria
moschea.
Il
Comune,
al
momento,
non
ha
replicato
informando
dell’accaduto
il
Prefetto
e
la
Questura.
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