Curioso, connesso, internazionale e femminile: è il profilo del nuovo utente museale secondo i dati del primo report di amuseapp, la piattaforma della startup veneta che utilizza l’intelligenza artificiale per rendere i contenuti culturali più accessibili e comprensibili. I dati raccolti dalla piattaforma fotografano quella che è stata l’esperienza culturale nel 2025 degli utenti: il voto medio dell’offerta museale è stato di 9,08 su 10, ma solo se i contenuti parlano la loro lingua. I dati, elaborati dalla piattaforma su circa 70 luoghi della cultura in Italia, dal Palazzo Ducale di Venezia a piccoli musei d’impresa, dalle mostre temporanee ai luoghi di culto, raccontano un pubblico esigente ma coinvolto e, soprattutto, sempre più internazionale. Un visitatore su due arriva dall’estero e sceglie esperienze multilingue con gli stranieri che arrivano da ben 144 Paesi, con Madrid, Parigi e Londra in testa. L’età media si concentra tra i 25 e i 54 anni (63% del totale), con una presenza significativa anche di giovani tra i 18 e i 24 anni (15%), segno che le istituzioni culturali che utilizzano amuseapp per migliorare l’esperienza dei visitatori hanno un buon appeal anche sulle nuove generazioni.
    In linea con la tendenza dei visitatori di musei e mostre in Italia e in Europa, poi, il pubblico è in prevalenza femminile: le donne, infatti, rappresentano più della metà dei visitatori, nello specifico il 58%. Ma è sulla provenienza geografica che i numeri si fanno ancora più interessanti: il 42% dei visitatori arriva dall’estero: in testa alla classifica delle città estere spiccano Madrid, Parigi, Londra, Barcellona e Amsterdam, seguite da Vienna, Dublino, Varsavia e Valencia. Non mancano segnali di espansione oltreoceano, con visitatori da Buenos Aires, Los Angeles e New York. Il quadro è piuttosto chiaro: l’audience è globale, anche se è concentrata maggiormente nelle grandi capitali europee.
    Sul fronte linguistico, a differenza delle stime tradizionali, la dashboard di analisi dati di amuseapp consente ai musei di vedere esattamente quali lingue vengono scelte durante la visita: dopo l’italiano (38%) e l’inglese (26%), la terza lingua più scelta è lo spagnolo (10%), seguita da francese (8%) e tedesco (6%). Interessante anche la presenza di lingue “long tail”, cioè meno diffuse come olandese, portoghese e polacco, ciascuna con una quota superiore all’1,5%, dimostrano quanto il turismo culturale sia sempre più diversificato.
    L’esperienza registrata dalla piattaforma mostra che il visitatore vuole spingersi oltre: non solo osservare, ma anche comprendere. I profili che emergono maggiormente sono viaggiatori alla ricerca di esperienze autentiche e su misura.
   
   

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